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\\ Home Page : Storico : Informatica (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di iz0hcd (del 18/03/2008 @ 10:10:05, in Informatica, linkato 1842 volte)
Già altre volte ho parlato dei miei backups e di come (da vero paranoico) provvedo a salvare i miei dati su due dischi USB posizionati in due luoghi diversi tutte le notti.
Non essendo utilizzati per altri scopi, questi dischi lavorano al massimo per 10-20 minuti a notte, spesso anche per tempi inferiori. E' uno spreco (sia di energia, sia di vita utile) lasciarli accesi tutto il tempo.
Purtroppo il sistema è completamente automatico e quindi non è pensabile accenderli e spegnerli manualmente ogni notte.
Leggendo in giro, però, ho scoperto che alcuni dischi USB (Belkin NetStorage, Iomega ScreenPlay, Seagate FreeAgent e altri) hanno una funzionalità interessante: lo SpinDown.
Con questo termine si intende la possibilità di spegnere il disco (solo la meccanica, non l'elettronica) dopo un certo tempo di inattività.
La domanda a questo punto e' stata: "Come faccio ad attivare questa funzione sui miei hard disk USB?"
Ovviamente qualche anima pia si era già posto il problema ed aveva messo in rete la soluzione:
utilizzare dei box USB che accettassero comandi SCSI e utilizzare il comando linux sdparm per spegnere ed accendere il disco a proprio piacimento!
La prima cosa che ho fatto è stato installare sdparm sul server e sullo scatolotto, poi provare se i miei HD USB supportassero i comandi SCSI. L'esito è stato (ovviamente) negativo! : - (
A questo punto mi sono messo a cercare quali box (senza dischi all'interno) potessero funzionare e anche qui ho avuto un aiuto dalla rete. In pratica qualunque box (anche i più economici) che usi come chip di gestione quello prodotto da Profilic.
Fortuna ha voluto che alla fiera dell'elettronica di Bastia Umbra che si è tenuta lo scorso weekend ho trovanto su un banco esattamente ciò che faceva al caso mio.
Sono contenitori per hard disk PATA ventilati, di un gradevole nero lucido (anche l'occhio vuole la sua parte! : - D ) e usano il chip Prolific. Io li ho acquistati da un venditore di Napoli, la C.E.L. s.r.l., per 13 euro ciascuno.
Certo, su ebay si possono trovare a meno, ma diventa impossibile capire che chip montano e quasi nessun inserzionista lo scrive.
Per chi volesse fare l'acquisto, di seguito allego qualche foto:



la scatola (c'è scritto serial ATA, ma non è vero!!!! ; - ) )



il case (si noti la ventolina di raffrescamento)



il retro (dove è fissato lo stampato con il chip)

Infine per capire se il box usa un chip Prolific o no, bisogna dare un'occhiata al circuito stampato. Purtroppo non è facile leggere la sigla dell'integrato, ma per fortuna si vede abbastanza bene il logo del produttore (Una specie di "P"). Se il venditore ha la pazienza di farvi aprire la scatola e di farvi dare un'occhiata dentro, non dovreste avere problemi ad identificare l'IC.



Vista del PCB con il chip di taglio (si vede comunque il logo) e il chip di fronte

A questo punto ho inserito il mio hard disk dentro il box, ho collegato tensione e USB e ho aspettato che linux riconoscesse il disco.
Dando il comando lsusb si dovrebbe vedere una periferica "Prolific Technology".
A questo punto ho provato il comando fatidico che è:
sdparm /dev/sdx --command=stop
dove sdx è il nome del disco USB. Se tutto funziona a dovere si dovrebbe sentire il disco che smette di girare.
Per farlo ripartire si può usare il comando sdparm /dev/sdx --command=start (che fantasia, eh!) oppure semplicemente accedere al disco con un mount o un ls...
Ovviamente tutto questo lavoro non ha alcun senso se il disco viene usato di frequente: alla fine lo stress del riavvio può essere peggiore che lasciar girare i piatti. Se invece l'uso è saltuario, questa soluzione può regalare qualche tempo in più di vita al disco, qualche watt in meno di consumo e un po' di pace per le orecchie di chi sta vicino al box.
In ultimo, un grazie a Fabio per i cacciaviti! : - D
 
Di iz0hcd (del 13/01/2008 @ 15:28:25, in Informatica, linkato 3421 volte)
Dal post precedente avevo iniziato a raccontare qualcosa sul mio sistema di backup. Avevo parlato di SME server e, nel seguito, avrei voluto descrivere anche il resto.
Una parte di questo "resto" è il punto di partenza del post di oggi.
Il sistema RAID di SME server è affidabile, il backup notturno su HD USB pure, ma se l'ufficio prende fuoco, o se entrano i ladri, oppure se un fulmine "frigge" tutto insieme?
Ora se qualcuno mi desse del paranoico avrebbe ragione. Ma se aumentare la sicurezza del sistema significa anche divertirsi un pò ed imparare altrettanto, perchè non farlo?
Ho quindi predisposto un NAS remoto a casa, collegato all'ufficio tramite una subnet (vedi i post relativi al link qui e qui). Il NAS in questione è costitituito da un Linksys NSLU2 (un oggettino devvero eccezionale) e da un disco USB.

NSLU2

L'NSLU2 è collegato alla rete di casa ed esegue ogni notte un backup del disco del server utilizzando un semplice script che sincronizza files e cartelle e poi mi avverte tramite e-mail di ciò che è accaduto. Lo script viene fatto partire ad orari stabiliti come un job di cron.
A questo punto dovrebbe essere abbastanza improbabile subire un incidente in contemporanea a casa ed in ufficio tale da distruggere tutto il sistema e, se ciò accadesse, l'ultimo dei miei problemi sarebbe la perdita dei files! ; - )
La parte interessante della cosa è che il s.o. del Linksys è una versione customizzata di linux e che è possibile installare diverse distribuzioni standard (più o meno) al posto di quella originale. Tutto ciò che serve sapere in merito è qui. Personalmente ho installato una distribuzione Debian che è reperibile a questo indirizzo, insieme ad una messe di informazioni e consigli sull'installazione.
A questo punto il nostro scatolotto è qualcosa di più di un semplice NAS, in quanto è in grado di gestire (nei limiti del processore e della memoria) ogni applicativo disponibile per debian e praticamente ogni periferica che si possa collegare ad una porta USB.
Il primo passo è stato collegarci un box Sitecom che permette la conversione tra USB e una serie di altre interfacce: PS/2 per mouse e tastiera, seconda scheda di rete, una parallela, una seriale ed altre tre USB. Il prodotto, che si chiama USB 2.0 LAN Dock costa poco ed è completamente utilizzabile sotto Debian. Tutte le porte vengono riconosciute e gestite correttamente. Siccome l'appetito vien mangiando, ho incominciato a provare ad utilizzare l'NSLU2 in una serie di modi diversi: al momento, oltre che come sistema di backup remoto, funziona come server MySql e http per gestire via web la mia stazione meteo e l'ho dotato di un display LCD per la lettura continua dei parametri di funzionamento.

insieme

In un prossimo post magari approfondisco entrambe le questioni. Per il momento...BUON ANNO!
 
Di iz0hcd (del 25/09/2007 @ 13:39:26, in Informatica, linkato 1970 volte)
Intanto devo dire che mi sono stupito: sono svariati mesi che non scrivo più niente. Questa è la conseguenza diretta di una serie di problemi lavorativi che mi hanno tenuto, per pari tempo, lontano dai miei giochi. Questo post nasce da uno di questi problemi: qualche tempo fa il disco rigido del mio portatile (quello che uso per lavoro) mi ha piantato in asso! Martellate e altre tecniche poco ortodosse mi hanno permesso di recuperare gran parte del mio lavoro, ma la strizza è stata tanta! E poi mi sono reso conto che, per quanto si facciano backups su CD delle cartelle importanti, ci si scorda sempre di qualcosa. Personalmente mi sono perso circa un migliaio di e-mail di lavoro (soprattutto inviate) sulle quali facevo affidamento per determinare tempistiche di consegna etc. Da allora ho deciso di dotarmi di un sistema di backup un po' più sistematico ed efficente (perlomeno per le mie necessità). La prima operazione è stata quella di dotarmi di una macchina server su cui appoggiare tutti i dati in modo da sapere che qualunque cosa avessi cercato, dentro "quella" directory doveva stare. Con 250 euro mi son fatto un semplice pc con due HD e ho iniziato a studiarmi che S.O. adottare. Scartato a piè pari windows nelle sue varie forme, ho iniziato a giuggiolarmi con Linux. La prima installazione è stata di Ubuntu (prima desktop, poi server) e devo dire che è stata un'ottima esperienza. Facilmente gestibile e configurabile(per la maggior parte delle cose) senza l'ansia da prompt. Molto si può fare tramite mouse e interfaccia grafica e questo rende la transizione win->linux meno traumatica. Poi, mano a mano che l'appetito cresce e si vogliono fare cose più complesse, si fa qualche passetto dentro la shell e ci si sprova con script e riga di comando. Va detto che esiste una quantità di documentazione sterminata su qualunque argomento e nei forum ci si imbatte senza difficoltà in persone che hanno avuto i nostri stessi problemi e che li hanno risolti (da soli o con aiuto di -disponibilissimi- altri).

Dopo qualche mese di Ubuntu (ultima distro installata la 7.04), ho avuto modo di conoscere la SME (nota anche come e-smith). Si tratta di una distribuzione concepita per un uso come server e gateway WAN-LAN. Non ha un'interfaccia grafica (del tipo X), ma è totalmente gestibile tramite una potente e gradevole interfaccia web. Si installa in un attimo senza alcun problema (l'ho provata su due macchine - meglio stare tranquilli - ) ed è facilmente configurabile. Gestisce una quantità completa di servizi  senza prendersi un mal di testa epocale per configurarli. Una delle cose più simpatiche è la disponibilità di pacchetti aggiuntivi che aumentano le possibilità offerte dalla distribuzione e che possono essere configurate e gestite tramite il solito pannello di controllo via web. Vengono chiamate contribs e ce ne sono di tantissimi tipologie. Ovviamente è possibile installare qualunque programma che giri su linux ed i binari pensati per Red Hat e CentOS (rpm), come per qualsiasi altra distribuzione.La learning-curve è molto ripida, nel senso che si impara quasi subito a gestire il sistema e a configurarlo. La stabilità è ottima ed il feeling pure. Da consigliare! Nei prossimi post spero di riuscire a raccontare come ho concepito il mio sistema di backup al completo, con le altre parti che lo compongono.
 
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